Il Libro
Futuro
remoto: l’umanità ha smarrito le basi della sua stessa natura. Due vecchi
commilitoni si ritrovano, nemici. Il primo, Tobruk Ramarren, è una ignara
pedina di un potere occulto; il secondo, seguendo un’antica intuizione, si
ribella a quella che sembra l’unica vita possibile. Nelle viscere di un piccolo
pianeta minerario ai confini dell’Alleanza il protagonista s’imbatterà in una
sorprendente comunità di reietti, custodi del segreto che li rende liberi. Lo
scontro tra i Dominatori e lo sparuto gruppo di rivoluzionari è inevitabile,
così come la sorpresa di Tobruk Ramarren di fronte alla scoperta che gli
cambierà la vita.
Una
sorprendente visione di un possibile futuro della civiltà del nostro tempo, e
di una ribellione che scaturisce dalla natura più segreta e preziosa
dell’essere umano.
L’Autore
Francesco
Troccoli, è scrittore, traduttore e speaker. Nel bel mezzo di
una invidiabile carriera in una multinazionale farmaceutica, cambia vita
per dedicarsi, in gran parte, alla scrittura.
Ha vinto numerosi premi letterari, tra i quali il Giulio Verne e il Nella Tela,
pubblicato oltre trenta racconti su raccolte e riviste e ricevuto numerosi
apprezzamenti della critica. Blogger tra i più attivi del settore in Italia,
firma le pagine di «Fantascienza e dintorni» ed è membro del collettivo di autori
«La Carboneria letteraria». Quest’anno un suo racconto concorre al Premio Italia per la categoria “racconto
professionale”. Ferro Sette è il suo
primo romanzo.
Intervista all’Autore
– Press Book
Com’è nata l’idea per Ferro Sette?
Ferro Sette nasce
dall’osservazione di quel che sta accadendo nella nostra società, dominata
dallo stesso imperativo vigente nella narrazione del romanzo: produrre,
produrre, produrre. In particolare, ho cercato di immaginare cosa potrà
accadere se lo sviluppo dell’essere umano continuerà a essere condizionato
dalla fredda logica che ci attribuisce un’identità basata su quante merci
vengono fabbricate, consumate e smaltite, anziché su ciò che ci rende Donne e
Uomini, che si colloca a un livello molto più sofisticato e immateriale.
Può spiegare,
in un futuro come quello che lei ha ipotizzato, cosa significa la particolare
evoluzione che subiscono gli esseri umani e qual è il suo impatto?
Molti
romanzi hanno dipinto per l’umanità un futuro nel quale la natura dei mutamenti
occorsi è sociale, culturale e antropologica. Io invece ho voluto inventare un
mondo nel quale il mutamento è stato realizzato in modo così profondo e
radicale da venire in ultima analisi recepito come una variante nell’evoluzione
umana, assumendo una connotazione biologica che muta palesemente la qualità
dell’esistenza quotidiana. In Ferro Sette
l’homo sapiens ha perduto facoltà primarie, che sono oggi scontate, ma non ne
conserva alcuna memoria storica. Finché esse non si riaffacciano casualmente e
prepotentemente in un solo uomo, che decide di svelare ad altri la verità di
quanto è accaduto. Recuperare quelle facoltà significa riconquistare la propria
umanità. Tutto ciò lo obbligherà a combattere contro i suoi stessi amici,
diventando il leader di una rivolta. Non posso davvero anticipare di più...
Dopo il
successo della collana Urania, qual è la secondo lei la chiave dell’affermazione
del genere per il lettore mainstream?
Il
genere si è rivelato spesso un veicolo di idee rivoluzionarie. Utilizzando i
suoi schemi si possono raccontare storie che sono accessibili a tutti. Parlare
del presente travestendolo da futuro. Ferro
Sette in particolare ha interessato lettori non legati al genere, almeno
quanto gli affezionati. Provare per credere. Penso che in sostanza si tratti di
raccontare storie nelle quali chiunque, davvero chiunque, possa identificarsi
in fretta e con passione. E poi c’è la questione del linguaggio usato. Deve
essere semplice e privo di tecnicismi.
Perché per lei è importante questo libro, cosa vuole
comunicare ai suoi lettori?
Penso che ogni essere umano abbia il diritto, e forse
anche il dovere, di fermarsi, guardarsi allo specchio e chiedersi se davvero si
riconosce nella persona che vede. Nel caso emerga qualche dubbio, la vita che
ne scaturirà sarà comunque molto diversa da quella precedente, prendendo o meno
decisioni consapevoli. In ciascuno di noi c’è il coraggio di cambiare. Per
trovarlo, bisogna solo concedersi il lusso di cercarlo davvero. Il protagonista
di Ferro Sette incarna esattamente un
uomo che è stato costretto a guardarsi allo specchio.
Intervista
all’Autore – Fantascienza e Co. Blog
Hai qualche immagine che ti ha ispirato la storia di
F7 (tipo quella della copertina?)
No, nessuna immagine nel senso tradizionale del
termine, ovvero nessuna "figura". In termini di immagine per così
dire, immateriale, direi di sì. L'immagine della rovinosa caduta del sistema
occidentale in un vortice autodistruttivo che vorrebbe ridurre la nostra
umanità alla produzione e alla proprietà individuale è stata determinante.
Spero di non suonare retorico, perché è esattamente così che la penso ed è
davvero così che il romanzo è nato.
Leggo che hai in mente una trilogia. Hai già anche in
mente qualche altra storia che ti piacerebbe romanzare oppure per ora sei
concentrato sulla saga di F7?
Ho in mente almeno altre due storie, una di genere e
l'altra no. Alla "trilogia di Tobruk Ramarren" (il protagonista) mi
dedicherò di certo, anche se molto dipenderà da come verrà accolto Ferro Sette.
Io mi auguro che al libro si avvicinino anche i non cultori del genere
fantascientifico. Alcuni, a dire il vero, lo stanno già facendo. I primi
riscontri da non appassionati di genere sono molto lusinghieri e ne sono a dir
poco felice. Voglio anche precisare che Ferro Sette non è nato dal
principio per avviare una trilogia, e che la storia è perciò autosufficiente e
del tutto auto-conclusiva. L'idea della trilogia è sorta solo in un secondo momento.
Nessuna "narratio interrupta", insomma!
Non ricordo esattamente il genere e la quantità di
racconti che hai scritto ma ti chiedo lo stesso, anche se questo è più
mainstream che scifi, se appunto ti piacerebbe esplorare qualche altro
genere (tipo Fantasy per intenderci)?
Il fantasy non rientra fra le mie letture d'elezione
(fatte salve alcune doverose e onorevoli eccezioni), e nemmeno l'horror, perciò
non mi sento portato a scriverne. Il fantastico che oggi va di moda
definire "weird" invece mi attrae, anche se solo nelle sue
declinazioni meno cupe. Il mio racconto "Il misterioso diario del giovane
Piotr" (pubblicato nella raccolta Onda d'Abisso, a cura di
Alessandro Morbidelli e con le firme de "La Carboneria &
Friends") è un buon esempio. Leggo anche gialli e noir ma non credo di
essere in grado di scriverne. Ma chissà? Magari proverò.
Ammetto che la prima volta che ho letto il titolo
sono stato tratto in inganno, pensavo avesse a che fare con il golf! Chiedo
venia e ti chiedo: è frutto del tuo sacco, o sacca ^_^, o dell'editor?
Il titolo è stato scelto in sostituzione di quello
del racconto dal cui sviluppo deriva il romanzo, ovvero "Il
cacciatore", che vinse il Premio Giulio Verne l'anno scorso. In effetti
sei in buona compagnia: molti hanno pensato subito al golf, quando in
realtà Ferro Sette è semplicemente il codice identificativo di una città
mineraria in cui si svolge la prima parte della narrazione. Il titolo è
derivato da un processo di scelta molto accurato, ovviamente condiviso con l'editor,
Fabrizio Biferali, che colgo l'occasione di ringraziare per la sua
preziosissima opera. Ci è parso sin da subito che avesse un impatto forte e
adatto alla vicenda narrata. Tutte le alternative ci sono sembrate meno adatte,
comprese le proposte derivanti dal concorso per la ricerca del titolo che avevo
indetto sul mio Blog:
Grazie
mille per l’intervista, alla prossima!
By Sanchez
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